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Nel 1995, dopo un
periodo di pausa dopo alcuni grandi successi, lo studio
d'animazione giapponese Gainax ritorna sulle scene con una nuova
serie animata ideata da Hideaki Anno ed intitolata "Neon Genesis
Evangelion" (ovvero "Evangelion Nuova Genesi"; da
segnalare che il titolo giapponese è "Shin Seiki Evangelion", e
la sua traduzione in italiano differisce da quella del titolo
internazionale: significa infatti "Evangelion Nuova Era").
L'opera si presenta come una
serie robotica, un genere che ha ottenuto a partire dall'inizio
degli anni settanta un grandissimo successo, sulla scia di serie
classiche di Go Nagai come "Ufo Robot" e "Mazinga",
ben conosciute anche nel nostro paese.
Se gli anni ottanta sono
stati per il genere robotico condizionati dalla rivoluzione
operata da Gundam, gli anni novanta sono diventati gli anni di
Neon Genesis Evangelion, che partendo dalle solide basi date
dagli stilemi del genere, riuscì a creare un qualcosa di
diverso, che alla fine riuscì ad affascinare ed appassionare gli
spettatori in maniera incredibile. E che è ancora oggi attuale e
brillante come nel 1995.
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Le premesse della vicenda
sono quelle classiche che siamo abituati a vedere nelle serie di
questo genere: in
un futuro prossimo
la città di Tokyo è attaccata in sequenza da strane creature ed una organizzazione è impegnata a respingere l’attacco con il proprio robot ipertecnologico,
pilotato da un giovane pilota che è il protagonista di questa
serie.
Ma sin dall'inizio
capiamo, attraverso alcuni indizi, che c'è quel qualcosa di
più, che non sarà il solito anime robotico.
Lo capiamo attraverso particolari quasi
nascosti ed inquietanti, che ci vengono mostrati e di cui non riusciamo a capire,
per ora, il significato.
Non sappiamo cosa sono quelle
creature e perché attaccano Tokyo, non conosciamo nulla della Nerv,
l'organizzazione pronta a combatterli, non sappiamo perché essa
chiama quelle creature "angeli", non sappiamo cos'è l'Evangelion,
gigantesco robot pronto a fronteggiare l'attacco nemico.
In pratica gli spettatori si
trovano catapultati insieme al protagonista e futuro pilota di
Evangelion, Shinji Ikari, in mezzo ad una serie di eventi di cui non
si conosce il perché.
E
con il proseguo della storia,
episodio dopo episodio, la trama si infittisce sempre di più, e
sempre più misteri li appassioneranno fino a tenerli incollati al
teleschermo, in un continuo sforzo interpretativo, perché i risvolti
della trama sono innumerevoli, intricati e complessi.
L'opera infine risulta per essere
l'esatto opposto delle serie robotiche settantiane, semplici e
lineari. Nella trama convivono infatti vari piani di lettura:
il primo
più semplice, riguarda il destino del mondo e la lotta tra umani ed angeli,
caratterizzata non da scontri improbabili come nei vecchi cartoni robotici, ma
in confronti veramente realistici (basta vedere l'armamentario di
cui sono dotate le unità Evangelion); il secondo piano, è quello dei personaggi, della loro
maturazione psicologica, soprattutto quella del protagonista; il
terzo piano riguarda i riferimenti religiosi contenuti nell'opera,
più o meno esplicitamente utilizzati per creare il mondo e la storia
di stampo fantastico posta alla base delle vicende e che
piano piano lo spettatore comincerà a scoprire.
Tra questi piani di lettura
quello preponderante alla fine sarà il secondo, quello che analizza
i personaggi, in modo particolare il protagonista, che nel corso
della serie compie un lungo e difficile percorso di maturazione
psicologica. La storia, i combattimenti degli Eva, sono una parte
importante dell'opera ma il messaggio dell'ideatore e regista,
Hideaki Anno, è legato al personaggio di Shinji.
Con Evangelion il genere robotico e
l'animazione giapponese in generale si scrolla definitivamente di dosso la figura
dell'eroe senza macchia e senza paura, per abbracciare quella
dell'eroe "problematico": il pilota di Eva non è il più coraggioso e
caparbio tra gli uomini, bensì è "un uomo tra gli uomini"
con le proprie insicurezze, e domande esistenziali.
Ma in generale tutti i personaggi sono caratterialmente ben
definiti. Essi non sono persone forti: ognuno
di essi porta sulle spalle il proprio fardello personale,
fatto di ferite del passato ancora non rimarginate, di rimpianti e
di debolezze. Anche i personaggi secondari sono ben delineati, non
sono né macchiette fine a se stesse né semplici comparse.
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Se vogliamo spingerci verso il
massimo dell'interpretazione, possiamo affermare che
Evangelion è una grande metafora, che analizza il nostro mondo
moderno attraverso ogni singolo personaggio. Già il nome, "Neon
Genesis Evangelion", cioè "vangelo del nuovo millennio", non allude
a nessuna denigrazione dei Vangeli ma a mio parere ha questo
significato: come i Vangeli ci hanno trasmesso un forte messaggio
nell'antichità, così questo anime ci propone, nel suo piccolo, un
insegnamento, un antidoto, un monito a scrutare dentro di noi. Per scoprire quale
sia questo messaggio vi consiglio di vedere questa serie tv e
consultare poi questo sito, che ha il modesto compito di
approfondire e spiegare al meglio questo meraviglioso anime. Un
anime a cui va quanto mai stretta l'equazione di "cartone animato =
roba da bambini" usata ed abusata dall'opinione comune occidentale.
L'animazione è un linguaggio, e come tale può essere
utilizzata per veicolare qualsiasi contenuto.
Ma passiamo alla realizzazione tecnica.
Dobbiamo considerare che la serie è del 1995, e che anno dopo anno
gli standard qualitativi tendono ad innalzarsi ed i gusti stilistici
tendono a cambiare. Per l'epoca, animazioni e disegni erano al top
della categoria. Le animazioni sono tradizionali, quindi non
vi sono parti in computer grafica come va sempre di più di moda da
un po' di tempo a questa parte anche nell'animazione giapponese. Dal
punto di vista registico la serie è encomiabile: la regia di Hideaki
Anno è efficace, potente, originale, a tratti addirittura
sperimentale. Il character design di Yoshiyuki Sadamoto è abbastanza realistico per un cartone animato
giapponese: quindi niente occhi giganti o capigliature improbabili,
del resto non è la serie ideale per certi vezzi stilistici.
Fantastico il mecha design (di Ikuto Yamashita e Hideaki Anno): le unità Eva hanno un design
semplicemente strepitoso, con una forma lontana da quella dei robottoni squadrati, ma con il corpo di forma simil-umana,
mentre gli angeli, l'uno diverso dall'altro, sono misteriosi ed
affascinanti. Molto equilibrate le colorazioni, né troppo sgargianti
né asetticamente fredde, evocative le musiche, che esaltano al
meglio sia i momenti di maggior tensione sia quelli più allegri e
rilassati.
La serie fu all'inizio
accolta tiepidamente dal pubblico giapponese,
con bassi ascolti in tv. Lentamente ma inesorabilmente cominciò
però ad avere successo, fino a diventare un vero fenomeno. I due episodi conclusivi
della serie tv, concentrati unicamente
sulla psicologia dei personaggi (e graficamente semplici, anche
a causa di problemi di budget) non furono però di gradimento a
molti fans, e così Hideaki Anno fu costretto
a rimettere le mani sulla sua opera nel 1997, con due film
cinematografici, intitolati "Death & Rebirth" e "The End Of
Evangelion", che costituiscono il nuovo finale della saga. |
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Che si ami o si
odi, non si può negare l'importanza storica che Neon Genesis
Evangelion ricopre nell'ambito dell'animazione giapponese. Il
suo successo non è un casuale frutto di una moda passeggera, lo
dimostra il fatto che fa ancora discutere a molti anni dalla sua
creazione. E' un qualcosa di diverso, un qualcosa che ha osato
esplorare nuovi territori.
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