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> ANALISI <

 

Questa sezione è volta ad analizzare alcuni aspetti e tematiche di Evangelion che fanno capo ad interpretazioni precise che si possono dare alla serie, anche alla luce di fonti di ispirazione che Anno ha avuto. E' consigliata la lettura a chi ha già una buona conoscenza della storia di Evangelion.

 

MENU:

 

Il rapporto tra religione ed Evangelion
C'è un messaggio religioso di fondo? No.


Evangelion e il problema dei due finali
Univoco significato nelle loro differenze


Considerazioni sull'A.T. Field
Molto più di ciò che appare al primo sguardo


S
² VS Nucleo
Analisi approfondita


Adam, Lilith e i "frutti"
Approfondiamo la questione in relazione a Rei e Kaworu


Vari Third Impact a confronto
Rei e Kaworu, due "angeli" molto particolari


Riferimenti alla filosofia di Schopenhauer in Evangelion
L'origine dei patimenti negli esseri umani


Evangelion come grande metafora della società moderna
Il conflitto freudiano tra Eros e Thanatos


L'infanzia, origine dei problemi di Shinji
Dalla fase orale al meccanismo della rimozione


Altri riferimenti a filosofia e psicologia
Kierkegaard, Klein e altro ancora


La questione "Otaku" in Evangelion
Un'altra chiave di lettura


Il rapporto tra Germania e Giappone in Evangelion...
...e l'oltre-uomo di Nietzsche


Evangelion e 2001: Odissea nello spazio
Cosa viene ripreso dall'opera di Kubrick


Pirandello in Evangelion
Cosa scopre Shinji sul palcoscenico della realtà


Confronto tra Neon Genesis Evangelion e Nadia
Punti di contatto tra le due opere Gainax


Evangelion e Ideon
Facciamo un po' di chiarezza


RahXephon, è veramente la copia di Evangelion?
Paragone tra i due anime




 



Il rapporto tra religione e Evangelion
C'è un messaggio religioso di fondo? No


Chi conosce Evangelion, avrà sicuramente notato i vari elementi di derivazione religiosa presenti nella serie. Basti pensare ai più evidenti: gli Angeli, Adam e Lilith, la Lancia di Longinus. Vengono quindi inseriti nella trama  vari elementi ripresi dalla religione ebraica e cristiana (compresa la Cabala ebraica). Gli appassionati si sono spesso chiesti se la serie avesse un qualche significato religioso o comunque una particolare chiave di lettura su di essi basata. La risposta è, come anticipato dal titolo, assolutamente negativa. Fin dai primi tempi si sono diffuse spiegazioni della serie in ottica prettamente cabalistica, oppure si è completamente sovrapposta la figura angeli di Evangelion con quella degli angeli descritti nelle sacre scritture, e molte altre simili interpretazioni, che inserivano la storia in un contesto prettamente religioso. Analizzando a fondo la serie però, ci si accorge che qualsiasi interpretazione in questo senso è una traballante ed incongruente forzatura, che porta ad una vera e propria sovrainterpretazione che finisce per allontanarci dal comprendere la vera natura di Neon Genesis Evangelion.
In occasione dell'Otakon del 2001 (una convention giapponese dedicata ad anime e manga), Kazuya Tsurumaki (uno dei principali collaboratori del regista Hideaki Anno) è stato proprio interrogato in merito. Ecco la sua risposta: "Ci sono un sacco di show robotici in Giappone, e noi volevamo che il nostro utilizzasse temi religiosi, in modo da aiutarci a distinguerci. Il Cristianesimo è una religione non comune in Giappone e abbiamo pensato che avrebbe creato un effetto misterioso. Nessun componente dello staff di Eva è cristiano. Eva non ha alcun significato religioso, abbiamo pensato che i simboli visivi del cristianesimo fossero "cool". Se avessimo pensato che Eva sarebbe stato poi distribuito negli USA e in Europa avremmo potuto ripensare questa scelta".
Tutto molto chiaro. Per concludere, Evangelion è una storia di fantasia creata ispirandosi a vari riferimenti religiosi, decontestualizzati dal loro ambito originario ed inseriti in un nuovo background. Specificando maggiormente in merito, alcuni di questi riferimenti hanno una mera valenza estetica, mentre altri sono stati utilizzati come fulcri per creare l'intreccio della storia, una volta epurati del loro originario ruolo e significato.
Questo è quanto. Per una visione d'insieme della storia di Evangelion si rinvia alla sezione "Teorie".

 

 

Evangelion ed il problema dei due finali
Univoco significato nelle loro differenze

 

Alla maggior parte delle persone il finale televisivo dell'anime (mi riferisco agli episodi 25 e 26) non è piaciuto, soprattutto perché è di difficile comprensione e non svela tutti i misteri della trama. Sul fatto che il film sia spettacolare invece non ci sono dubbi, e costituisce anche un finale compiuto come siamo abituati a vedere sempre in campo cinematografico: si tirano le somme e si pone fine a tutto. In pratica sono due finali alternativi... anche se poi così tanto alternativi non sono perché in realtà presentano gli stesso risultati e gli stessi contenuti.
Il finale dell'anime ci presenta uno Shinji che accetta finalmente se stesso, e si mette in gioco nella giostra della vita decidendo di affrontare il confronto con il suo prossimo e non fuggire appena le cose si fanno difficili. Certo, tutti applaudono, sembra proprio un finale felice, e un grosso errore è quello di obliare tutti quei discorsi difficili che avevamo visto sino ad un attimo prima.
In "The End of Evangelion" Shinji fa la stessa cosa: non fugge e decide di vivere, anche se non sarà facile, perché confrontarsi con le altre persone spesso provoca dolore. L'unione con Rei/Lilith avrebbe portato invece alla creazione di una divinità che, in quanto tale, essendo il tutto, l'essere perfetto per definizione, non ha certo di questi problemi. Se ci fate inoltre caso, parte delle riflessioni del finale televisivo ritornano anche nel film: "The End of Evangelion" rappresenta l'atto pratico di quello che era rimasto invece sulla teoria nel finale della serie televisiva, dove il Third Impact viene praticamente solo inscenato (è proprio il caso di dire così, visto che c'è proprio il palcoscenico del teatro) grazie all'analisi psicologica di ciascun personaggio. E durante la visione della nostra serie preferita avevamo anche scoperto che ciascun personaggio ha i suoi problemi, esattamente come Shinji, e quindi il Third Impact è analizzabile anche dal loro punto di vista. Il film si limita invece ad analizzare solo Shinji e Asuka.
A proposito al film, il suo finale potrebbe sembrare negativo (sembrano essere morti quasi tutti; una cosa che Anno non avrebbe voluto necessariamente rappresentare, ma che nel film era essenziale), ma in realtà è anch'esso positivo: Shinji e Asuka hanno vinto la loro battaglia personale, e hanno accettato se stessi, tornando alla vita. Non vediamo però altre persone: tutti avevano la possibilità di ristabilire il proprio corpo fisico ricreando con i loro cuori la propria immagine, ma sembra che nessun altro ci sia riuscito, e che quindi si sia abbandonato ad una "dolce morte" (a meno che non abbiano ridato forma ai loro corpi in seguito; ma ciò non viene mostrato). C'è però una differenza da considerare tra la scena finale televisiva e quella cinematografica: nella prima, Shinji, oltre ad aver accettato se stesso, sembra aver accettato e compreso anche gli altri (il suo sorriso, le sue parole, gli applausi), mentre nel finale cinematografico ha sì accettato se stesso (rifiutando l'unione propostagli da Rei), ma non ancora le altre persone, sebbene coltivi nel suo cuore la speranza di riuscire a farlo un giorno. (Per maggiori informazioni sulla scena finale di "The End Of Evangelion", rimando alla pagina relativa ai film contenuta nella sezione del sito riguardante la Storia dell'Anime).

 

Considerazioni sull'A.T. Field
Molto più di ciò che appare al primo sguardo

 

Gli spettatori di Evangelion vengono subito introdotti al concetto di A.T. Field: esso si presenta come una potente emissione energetica che gli Angeli e gli Eva utilizzano per proteggersi: una vera e propria barriera, utilizzata per scopi difensivi. Più raramente viene utilizzata in altre modalità: a scopo offensivo (lo 02 ad esempio nel "The End Of Evangelion" lo usa per distruggere alcuni velivoli) o in modalità del tutto nuove (nella serie si parla esplicitamente di alcuni Angeli che utilizzano l'A.T. Field in nuove ed inedite forme).
Nell'episodio 24 Kaworu Nagisa però ce lo presenta in una inedita forma: gli A.T. Field sono le mura del cuore che tutti possiedono. Umani compresi. L'A.T. Field è quindi generato dal nostro stesso animo. E come capiamo meglio nel "The End Of Evangelion" è quella forza attraverso la quale l'animo dà forma sostanziale al corpo fisico. Negli esseri umani si limita a quest'ultima funzione, in quanto non è abbastanza potente da materializzarsi.
Il nome di "A.T. Field", abbreviazione di "Absolute Terror Field" (letteralmente "campo del terrore assoluto") indica in psicologia la chiusura emozionale che i bambini autistici compiono verso l'esterno. In questo senso è seriamente possibile parlare del lato più nascosto e profondo dell'A.T. Field in Evangelion, quello "psicologico".  Quando gli Angeli e gli Eva incrementano il potere del proprio A.T. Field, quest'ultimo diventa visibile all'esterno. Essi utilizzano pienamente il potere dell'A.T. Field quando si appellano al loro istinto di autoconservazione, quando è necessario proteggere se stessi, la proprio individualità, isolandosi da ciò che risiede all'esterno. Ma in questo senso, anche noi umani "proteggiamo noi stessi".  "Innalziamo" il nostro A.T. Field quando ci chiudiamo agli altri, come se volessimo isolarci e proteggerci dall'esterno (a volte anche per evitare di soffrire, come fa Shinji). E viceversa "abbassiamo" l'intensità del nostro A.T. Field quando ci apriamo agli altri. L'A.T. Field può quindi essere considerato come una metafora della nostra interiorità nel suo relazionarsi con ciò che le sta attorno.

 

S2 VS Nucleo
Analisi approfondita

 

Allora, cerchiamo di fare ulteriore chiarezza riguardo all'S² e al Nucleo degli angeli e degli Eva.
Come saprete l'
S² è ciò che conferisce un'energia illimitata agli angeli: grazie ad esso possono rigenerarsi praticamente all'infinito e presumibilmente possono anche vivere per sempre. E' quello che Fuyutsuki chiama "frutto della vita". La teoria di funzionamento dell'elemento S² è stata formulata dal dottor Katsuragi studiando il primo Angelo. Non si è però subito riusciti a passare dalla teoria alla pratica, e quindi anche volendo non era possibile dotare i primi Eva di tale elemento.
L'elemento
S² non è però da confondere con la famosa "sfera rossa": quella è il Nucleo, anche se non sempre si presenta sotto questa forma. Il Nucleo è l'unico punto debole degli Angeli: distruggendo il Nucleo o danneggiandolo irrimediabilmente l'Angelo muore. E' infatti diffusa, o almeno è diffusa nel pubblico italiano, la concezione secondo la quale l'S² si identifica con la sfera rossa. Tale informazioni è riportata un po' ovunque, e ciò può portare a pensare ad un dato di fatto assodato. In realtà non è così, ma credo proprio si tratti di un fraintendimento che si è diffuso attraverso la rete. Questa sfera rossa è in possesso di tutti gli Eva, anche quelli non dotati di S². E' infatti il Nucleo ciò che attacca il quattordicesimo Angelo quando lo 01 ha terminato la propria energia. Ma il Nucleo viene nominato anche in altre occasioni, alla Nerv sanno bene cos'è. Ed è ad esempio collassando il proprio Nucleo che lo 00 si autodistrugge contro il sedicesimo Angelo. Si parla poi di mutamento di Nucleo dello 02 (quando si ragionava riguardo alla sostituzione di Asuka). E di Nucleo dello 03 (riguardo al reclutamento di Toji).
Si può infatti pensare al Nucleo come sede dell'anima degli Eva e degli Angeli. In questo senso non a caso nel Rebuild si è scelto di far proprio liquefare gli Angeli una volta che il loro Nucleo è stato compromesso: l'anima genera l'A.T. Field e attraverso di esso dà forma fisica al corpo. Quando l'anima viene a mancare in occasione del grave danneggiamento del Nucleo, il corpo si disfa.
L'
S² invece non si identifica con una parte anatomica precisa del corpo degli Angeli (o degli Eva che ne sono dotati), ma è una loro caratteristica fisica intrinseca (non a caso lo 01 lo acquisisce mangiando parti di Angelo).
Forse la principale scena capace di confondere le acque riguardo alla distinzione tra Nucleo e
S² è il recupero del nucleo del quarto angelo. Gendo infatti si dimostra molto interessato al suo nucleo danneggiato, e un po' di episodi più tardi si parla dello 04 e del suo "riparato elemento S²". A questo punto lo spettatore va a pensare al nucleo fisicamente "riparato" e montato sullo 04, ma appunto non è così.
Nel Rebuild la scena del recupero del nucleo di Shamshel addirittura non c'è: considerando i facili fraintendimenti ed essendo il nucleo una cosa non così strana per la Nerv, secondo me è stato giusto togliere questa scena (e dalle anticipazioni poste alla fine del primo film si evince che lo 04 scomparirà allo stesso modo anche nel Rebuild, inghiottito dal mare di Dirac generato in occasione dell'utilizzo dell'
S²: riprova del fatto che l'S² dello 04 non ha niente a che fare con il nucleo di Shamshel).
Ma già guardando la serie originale, i termini "
S²" e "Nucleo" non vengono mai usati in maniera intercambiabile. L'equivoco deriva quindi con tutta probabilità principalmente dal precedente esempio riguardante lo 04.

 

Adam, Lilith e i "frutti"
Approfondiamo la questione in relazione a Rei e Kaworu

 

Come sappiamo la principale differenza tra angeli e uomini risiede in quelli che nel "The End Of Evangelion" Fuyustuki chiama "Frutto della Vita" e "Frutto della Conoscenza". Il Frutto della Vita, posseduto dagli Angeli, non è altro che l'elemento S², la vita eterna: gli angeli non possono morire di cause naturali e sono capaci di rigenerare il loro corpo all'infinito. Il Frutto della Conoscenza, posseduto dagli uomini, è l'intelletto. Il suo prodotto è il sapere scientifico.
Può sorgere a questo punto una domanda: gli Angeli progenitori, Adam e Lilith, che "Frutti" possiedono? E le loro "incarnazioni umane" Kaworu e Rei?
A mio avviso Adam e Lilith possedevano originariamente entrambi i "frutti".
L'
S², il Frutto della Vita, conferisce a Lilith e Adam la capacità di rigenerare il proprio corpo (anche in assenza di anima). Oltretutto sono presenti sulla Terra da molto tempo (come minimo qualche milione di anni, considerando "l'età" del genere umano), e sono ancora in vita.
Rei e Kaworu sono invece in tutto e per tutto degli esseri umani: non possono possedere per forza di cose l'elemento
S² (ed in ogni caso quando sono stati creati, anche gli Eva ne erano sprovvisti: non era ancora stato possibile per gli scienziati dotarli di S²). I loro status equiparabili a quelli di angeli derivano dalle loro anime "speciali", che come sappiamo non sono altri che quelle di Adam e Lilith. Se il frutto della conoscenza è la ragione, l'intelletto, la volontà, ne sono indubbiamente provvisti anche loro (lo stesso Kaworu fa una propria scelta e decide di propria iniziativa di fermare la propria corsa, un altro angelo non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere).
Altro elemento: Ritsuko definisce Adam una "divinità". Ed è con tale appellativo che la Seele definì lo 01 una volta assorbito anche l'
S².
Quindi gli angeli capostipiti Adam e Lilith sono tali proprio perché possiedono ambo i frutti. La loro "prole" è ad essi inferiore poiché eredita non più di un frutto.
Possiamo inoltre affermare che se l'
S², il frutto della vita, è un attributo "fisico", il frutto della conoscenza è un attributo dell'anima umana.

 

Vari Third Impact a confronto
Rei e Kaworu, due "angeli" molto particolari

 

"Si dice che se un angelo venisse in contatto con Adam causerebbe il Third Impact...". Penso che questa frase la avete ben presente. E' però opportuna fare delle precisazioni. Rei e Kaworu, pur possedendo un corpo umano, hanno un'anima "particolare", che permette loro la creazione di una "divinità" fondendosi con Adam e Lilith. Kaworu è capace di risvegliare il progenitore degli angeli, Adam (essendo la sua anima proprio quella di Adam): così facendo ad evolversi sarebbero gli angeli, e la razza umana sarebbe condannata alla fine. Per Rei vale l'esatto contrario: essa ha l'anima di Lilith, creatrice della razza umana. Un Third Impact causato da Rei porterà all'evoluzione degli uomini. Proprio quello che vuole la Seele, che considera la razza umana giunta ad un punto morto. Tuttavia, nell'episodio 24 Kaworu precisa che avrebbe potuto fondersi anche con Lilith: ciò sottolinea la natura analoga di Adam e Lilith. E tutti gli altri angeli? anch'essi al pari di Kaworu cercano di ritornare ad Adam, l'essere che li ha generati. Anch'essi ricercano il "perfezionamento", il "completamento" ritornando al principio. Ma alla fine vengono sconfitti, come lo stesso Kaworu. Quest'ultimo è, in poche parole, mandato a morire dalla Seele, che anticipa volontariamente i tempi: prima sarebbe morto, prima la Seele avrebbe attuato il proprio Third Impact. Lasciare molto tempo per agire a Gendo sarebbe stato un errore: anche loro hanno capito che lui vuole ottenere il suo personale Third Impact, entrando di persona in Lilith per poter controllarla e rivedere Yui, l'anima dello 01. Per rivederla ancora non c'è altro modo. Gendo ricorda molto Shinji. Nella sua vita ha sempre avuto difficoltà ad instaurare un rapporto con le altre persone. C'è riuscito solo con Yui, l'unica persona che lo aveva capito. Ma quando Yui è morta lui ha perso il suo punto di riferimento. Pur di ritrovarla ha sacrificato tutto e tutti. Arrivando pure a far soffrire il proprio figlio: ma facendo ciò, oltre a non comportarsi da bravo genitore non ha rispettato la volontà di Yui, che desiderava che il figlio fosse amato. E non rispettando tale volontà, ha fallito anche come marito (amare implica capire l'altro e rispettarlo).

 

Riferimenti alla filosofia di Schopenhauer in Evangelion
L'origine dei patimenti degli esseri umani

 

Negli ultimi due episodi, che sono un po’ una via di mezzo tra una riflessione psicanalitica sui personaggi e una disquisizione filosofica, vengono aperte molte tematiche importanti della serie. Una molto particolare è quella dei “vuoti nell’animo”, che secondo Ritsuko esistono in tutte le persone, e dai quali si generano i patimenti dell’animo. Per non soffrire, l’unica via è quella di unificare gli animi delle persone annullando così i "vuoti". Il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer dice che il dolore deriva dalla volontà di vivere, intesa come essenza profonda del nostro io, cosa in sé del nostro essere; volontà di vivere, quindi volere, significa desiderare, e desiderare significa trovarsi in un continuo stato di tensione per la mancanza di qualcosa che non si ha. Per la natura stessa dell’essere umano, anche dopo aver appagato un desiderio, ne subentra subito un altro, così che dopo il piacere derivato dall’appagamento del desiderio subentra la noia per ritornare infine al dolore. Unificando tutti in una sola entità, non ci saranno più desideri, poiché essa è il tutto. Questa nuova entità non potrà provare dolore. La visione di Schopenhauer calza quindi a pennello con la visione dell'interiorità umana introdotta da Ritsuko. Ma questo non è il solo riferimento alla sua filosofia, in quanto anche il famoso "dilemma del porcospino" è una allegoria dello stesso Schopenhauer: l'essere umano, in questo caso Shinji, si ferisce quanto tenta di avvicinarsi agli altri così come fa un porcospino quando si avvicina ad un suo simile. Ed anche la soluzione che ci viene presentata è compatibile con quella di Schopenhauer, il quale ci dice che alla fine i porcospini trovarono la distanza giusta per stare vicini per riscaldarsi l'un l'altro e resistere al freddo (metaforicamente, si intende il trovare la giusta distanza "per riscaldare i nostri cuori") senza provare un dolore insopportabile provocato dai loro affilatissimi aculei.

 

Evangelion come grande metafora della società moderna
Il conflitto freudiano tra Eros e Thanatos

 

Sigmund Freud (1856-1939), inventore della psicoanalisi, divise le pulsioni che sono alla base della vita umana in due specie: quelle che tendono a conservare e unire, e che sono quindi erotiche nel senso dell’Eros (o libido), e quelle che tendono invece a distruggere ed a uccidere, denominate Thanatos (o destrudo). Nella lotta tra Eros e Thanatos, Freud vide condensata l’intera storia del genere umano. L’opposizione tra queste due forze è spesso implicita nell’anime, mentre diventa più evidente in The End of Evangelion.
Il personaggio che meglio rappresenta la pulsione di vita è Asuka, mentre quello che rappresenta la pulsione di morte è, naturalmente, Rei. Tuttavia è importante fare delle precisazioni. Possiamo infatti notare come entrambe le pulsioni – riscontrabili poi un po’ in tutti i personaggi, in quanto proprie di ogni essere umano – si trovino in conflitto tra di loro anche in Asuka e in Rei. Il momento in cui esse vengono alla luce è quando le due ragazze subiscono gli attacchi psicologici del quindicesimo e del sedicesimo angelo. Quando Asuka viene attaccata da Arael, la sua dimensione inconscia viene riportata alla luce, ed in quel momento all’Eros, pulsione di vita, subentra Thanatos. Lo stesso accade a Rei quando l’angelo, penetrando nella sua psiche riporta alla luce la pulsione di vita, l’amore per Shinji. Pulsione di vita che viene subito soffocata da Rei, perché capisce che sta mettendo in pericolo la stessa vita di Shinji. Asuka invece riuscirà a soffocare la pulsione di morte solo nell’End quando si risveglierà all’interno dello 02.
Discorso particolare è quello di Shinji. In lui Eros e Thanatos sembrano condividere entrambe a livello conscio, creando il dilemma proprio dell’essere umano che si trova a scegliere tra le due pulsioni per trovare una propria dimensione esistenziale. Infatti, il comportamento di Shinji oscilla continuamente tra queste due condizioni (come oscilla appunto la sua attrazione tra ciò che le simboleggia, Asuka e Rei). All’inizio della serie, in Shinji è indubbiamente prevalente Thanatos, dovuto ai traumi subito da piccolo. Tuttavia in lui non rimane mai del tutto soffocata la tendenza all’Eros: è infatti alla ricerca di una condizione migliore che gli permetta finalmente di vivere felicemente. L’arrivo di Asuka costituisce in questo senso uno spiraglio di luce. Fatti come la morte di Kaworu metteranno nuovamente a rischio il cammino di Shinji verso la pulsione di vita, nonostante il sacrificio di Kaworu sia stato comunque positivo, in quanto salva l’umanità: per lui, in quanto angelo, vivere o morire sarebbe stata la stessa cosa, non essendoci in loro l’eterno conflitto libido-destrudo, e quindi non avendo nemmeno conflitti inconsci (si può quindi capire quale tremendo baratro divida uomini e angeli). Questo Shinji non può capirlo, in quanto osserva il mondo con occhi di uomo e non con quelli di angelo e per questo si sente in colpa, facendo prevalere Thanatos. Per questo durante l’End inizialmente si lascia abbandonare a Rei-Lilith, che apparentemente potrebbe sembrare pulsione di vita, in quanto potenziale creatrice della forma di esistenza perfetta, ma in realtà è pulsione di morte, in quanto annullamento di ogni istanza propria dell’essere umano (e tra l’altro alla Nerv sono anche in grado, lo vediamo nell’End, non molto realisticamente, di rilevare lo stato di destrudo...). Il potere di Thanatos è fortissimo, in quanto per un essere umano risulta più facile odiare il prossimo che amarlo. Però, non amare il prossimo significa non saper amare nemmeno il proprio Io. Questo è proprio il caso di Shinji: ora che è in una posizione privilegiata – in quanto il destino dell’umanità è nelle sue mani – se decide di distruggere gli altri porterà inevitabilmente anche il suo io alla distruzione. Quando il ricordo del crocefisso di Misato ritorna conscio, Shinji capisce che nella sua vita è riuscito a provare qualche momento felice, e per questo pensa che vale la pena di provare a vivere. E’ questo il momento in cui la pulsione di vita vince in lui, facendo fallire tutto. Anche Asuka, che aveva capito il valore della vita, riesce a riacquisire la sua forma corporea. Tutte le altre persone, al posto di Shinji, avrebbero optato per il perfezionamento, ed infatti si sono dissolte. La scena finale è molto ambigua, ma anche qui ritorna l’opposizione Eros-Thanatos. Shinji comincia a strozzare Asuka, dimostrando che la pulsione di morte è comunque inestirpabile dall’uomo in quanto parte integrante del suo essere. Però Shinji si ferma, perché in lui subentra più forte la pulsione di vita, come anche in Asuka, che giudica “disgustosa” la pulsione di morte dimostrando di preferire quella di vita. Il significato del finale richiama quello che Freud aveva a suo tempo detto quando Einstein, di fronte alla violenza della guerra, gli chiese se un giorno gli uomini saranno in grado di resistere alla pulsione della morte e della distruzione: egli rispose che non c’è speranza di sopprimere totalmente la tendenza aggressiva, ma si può cercare di dominarla, facendo prevalere la pulsione vitale. E’ la stessa cosa che si augura Hideaki Anno.

 

L'infanzia, origine dei problemi di Shinji
Dalla fase orale al meccanismo della rimozione

 

Freud affermò che l'origine di tutte le nevrosi risiede nella fase infantile della vita umana, periodo nel quale la psiche e la personalità sono in fase formazione, e non hanno assunto ancora la loro forma definitiva. Lo sviluppo psichico (collegato poi strettamente con quello sessuale) attraversa varie tappe o fasi. Se l'individuo non riesce a superare adeguatamente una di queste fasi, tenderà nel crescere a manifestare problemi psicologici. Anno riprende qui questa teoria freudiana, collocando l'inizio dei problemi di Shinji nella cosiddetta "fase orale", "oral stage" in inglese (richiamata anche in un titolo di un episodio), che va dai primissimi mesi di vita sino all'anno e mezzo circa di età. La pulsione vitale (libido) si manifesta in questa fase nell'atto del poppare, e quindi la zona erogena dei bambini in questo periodo è la bocca. La scena del piccolo Shinji al seno della madre compare infatti nella serie in una delle "parentesi psicologiche" che si aprono ogni tanto. Anno ci suggerisce quindi che Shinji ha subito un trauma in questa particolare fase. E qual è questo trauma? la morte della madre. Il fatto è che Yui è morta quando Shinji aveva tre anni... questo farebbe pensare ad una imprecisione di Anno... comunque il richiamo alle teorie di Freud non è così marcato come la citazione della "fase orale" potrebbe far pensare. In ogni caso, la prematura scomparsa di Yui ha indubbiamente iniziato a sconvolgere la vita di Shinji a partire da quel momento.
Shinji ha desiderato nel suo profondo di fuggire. Certo, è stato il padre Gendo a cacciarlo, ma non può dare tutta la colpa a lui... nel suo intimo era ciò che desiderava, fuggire dalle cose spiacevoli per trovarne alcune di piacevoli alle quali aggrapparsi. Shinji conserva tale comportamento anche da adolescente. Non a caso quindi Shinji ha rimosso (anche se non fortemente, poiché riesce abbastanza facilmente, quando stimolato, a ricordare questo fatto) dalla zona consapevole della sua personalità la morte della madre, di cui lui fu spettatore. Infine, fuggendo, si è accorto che non ha trovato nulla, e che è inutile aggrapparsi a piccole piacevoli cose. Per questo prenderà la sua decisione...

 

Altri riferimenti a filosofia e psicologia
Kierkegaard, Klein e altro ancora

 

Abbiamo già presentato in questa sezione del sito importanti riferimenti a Sigmund Freud e sopratutto a Schopenhauer, ma è possibile individuare in Evangelion altri richiami alla filosofia e alla psicologia. Li affrontiamo ora brevemente.
A partire dall'episodio 16, la serie subisce una svolta non solo drammatica, ma anche introspettiva, culminato con la "psicanalizzazione" dei personaggi negli ultimi due episodi. Hideaki Anno rivelò in passato che tale svolta fu determinata da alcune letture di testi attinenti al campo della psicologia, grazie ad un libro che ricevette in regalo da un conoscente. E infatti nei titoli degli episodi ritroviamo molto spesso termini attinenti al campo semantico della psicologia (che comunque erano già comparsi: basti pensare all'A.T. Field).
Il secondo titolo dell'episodio 16, "Splitting Of The Breast", in italiano "Scissione del seno", è un riferimento alle teorie di Melanie Klein (1882-1960) psicanalista che si dedicò in particolare allo studio dell'età infantile. Nel suo pensiero, la relazione con la madre assume un ruolo centrale nello sviluppo psichico del bambino, e la "Scissione del seno" è appunto un aspetto del rapporto che il bambino instaura con la madre nei primi mesi di vita. Tale richiamo non ha un significato puntuale all'interno della serie, però non risulta fuori luogo in quanto il rapporto madre-figlio è centrale nell'opera, ed è protagonista di questo episodio. Chi vuol approfondire la questione della "Scissione del seno" può farlo su Wikipedia cliccando qui.
Nell'episodio 18 il secondo titolo è "Ambivalence", cioè "Ambivalenza". In psicologia per ambivalenza si intende uno stato di compresenza psichica tra impulsi contraddittori (es: amore e odio), che derivano da una fonte comune e che per questo sono interdipendenti. Talmente interdipendenti che chi li prova può anche non essere cosciente del fatto di provare sentimenti fra loro contraddittori. Questo concetto è stato, ad esempio, chiamato in causa sia da Sigmund Freud che dalla già citata Melanie Klein. Nel linguaggio comune oltre alla compresenza di sentimenti contrastanti può indicare anche uno stato di incertezza. In ogni caso il termine in questione si sposa bene con l'episodio 18 e in generale con il personaggio di Shinji, spesso dominato da incertezze e pulsioni contrastanti.
Nell'episodio 19 il secondo titolo è "Introjection", in italiano "Introiezione", cioè la capacità umana di incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui. Il rapporto tra madre e figlio nei primi mesi di vita è la summa del rapporto empatico che si può instaurare tra due esseri umani (rapporto tra l'altro molto importante nello sviluppo psicologico del bambino). Il termine è comune nel linguaggio della psicanalisi (era proprio anche degli stessi Freud e Melanie Klein), e in Evangelion è quindi attinente al già citato rapporto madre-figlio (e l'episodio 19 è un altro degli episodi chiave in questo senso; come nell'episodio 16 Shinji entra in diretto contatto con l'anime della madre che dimora nell'Eva-01, mandandolo in berserk).
Del secondo titolo dell'episodio 20 (che richiama la "fase orale") abbiamo già parlato nel paragrafo dedicato a Freud: passiamo quindi a presentare dei riferimenti alla filosofia.
Il primo titolo dell'episodio 16 è "Malattia mortale, e poi...": la "Malattia Mortale" è un noto saggio di Soren Kierkegaard (1813-1855), nel quale viene sviluppato il concetto dell'angoscia, della disperazione, definita appunto la "malattia mortale". Nell'episodio 16 Shinji prova indubbiamente sulla sua pelle una disperazione mai provata prima, ma quella di Kierkegaard ha una valenza ben precisa. Nel vivere, l'uomo si trova di fronte ad infinite e indeterminate possibilità. Anche quando si sceglie una possibilità tra le tante, non è detto che ciò porti necessariamente al successo: una possibilità può sempre venir meno e non realizzarsi. E in seguito altre possibilità possono sopraggiungere. Le possibilità favorevoli sono costantemente contrastate da quelle sfavorevoli. Di fronte a tutta questa incertezza ed instabilità che caratterizza il futuro,  l'uomo si sente impotente e giunge infine al provare angoscia. La "malattia mortale" di Kierkegaard però, ben si attaglia a delineare la condizione di Shinji: Neon Genesis Evangelion non può che richiamare riflessioni attinenti all'esistenzialismo (cliccate qui per approfondire a proposito se necessario), di cui lo stesso Kierkegaard è considerato uno dei padri.

 

La questione "Otaku" in Evangelion
Un'altra chiave di lettura

 

Il personaggio di Shinji è indubbiamente universale: le sue paure, la sua sofferenza, le sue incertezze sono proprie dell'essere umano, a prescindere dalla sua provenienza geografica e quindi dalla sua cultura. E' però possibile analizzarlo attraverso una chiave di lettura tipicamente giapponese, che fa riferimento ai cosiddetti "otaku". E' doveroso nonché ovvio constatare che Shinji non è un otaku, tuttavia alcuni aspetti della sua personalità sono accomunabili al fenomeno sociale degli otaku. Ma prima di tutto è necessario spiegare che cosa sia effettivamente un otaku, visto che non tutti i lettori ne saranno al corrente.
Il termine "otaku" è utilizzato in Giappone per definire gli individui ossessivamente interessati a qualcosa. Di solito viene utilizzato per individuare gli appassionati di animazione e fumetto (in giapponese chiamati rispettivamente anime e manga come molti a questo punto sapranno). In occidente "otaku" è oramai utilizzato come sinonimo generico di appassionati di anime e/o manga, ma il termine ha in Giappone una connotazione dispregiativa.
Gli appassionati occidentali di anime e manga spesso dipingono il Giappone come una sorta di paese della cuccagna nel quale tutte le persone seguono liberamente anime e manga. In realtà la situazione non è proprio questa. Se è indubbiamente vero che il medium del fumetto è fortemente radicato nella società giapponese, non bisogna fare di tutta un'erba un fascio. A differenza dell'Italia esistono molte tipologie di fumetto tra loro ben distinte e dedicate alle varie fasce d'età (esistono anche titoli dedicati a persone non più giovanissime). E' sbagliato pensare che tutti i giapponesi leggano lo stesso tipo di fumetti: esistono quindi tanti tipi diversi di lettori di manga.
Gli anime invece non sono altrettanto seguiti, e ancora oggi hanno un pubblico di riferimento meno strutturato: sono nati come un fenomeno giovanile e si sono mantenuti come tali nel tempo. Ma accanto a bambini e ad adolescenti, si è nel tempo formato un terzo tipo di pubblico, quello degli adulti che continuano a coltivare la passione nata nella loro adolescenza. Questo terzo tipo di pubblico è nato tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta, e si è moltiplicato nel tempo: anime come "La corazzata spaziale Yamato", "Mobile Suit Gundam" e "Macross" hanno segnato quel periodo diventando dei cult tra i ragazzi che già erano cresciuti con le classiche serie robotiche (giunte anche in Italia alla fine degli anni settanta e negli anni ottanta). Nascono così quelli che saranno poi definiti "otaku". Ma anche se da quel momento i giapponesi adulti appassionati di anime si sono moltiplicati, il "giapponese medio" ha continuato a considerare gli anime come opere destinate tutt'al più ad adolescenti: passioni da abbandonare nella "maggiore età" (la situazione non è in fin dei conti troppo diversa da quella occidentale, dove l'animazione viene considerata un mezzo di espressione dedicato essenzialmente ai bambini). Ma non è finita qui, perché sul finire degli anni ottanta gli otaku sono diventati in Giappone un caso mediatico, quando uno di essi è divenuto un serial killer di bambine: è il famoso caso di Tsutomu Miyazaki. I media di allora generarono un immane scalpore attorno al caso: facendo ancora una volta di tutta l'erba un fascio dipinsero gli otaku come individui estremamente pericolosi per la società: ancora una volta ciò che appare "diverso" finisce vittima delle generalizzazioni e del pregiudizio. Tutto ciò è rimasto profondamente radicato nell'immaginario dei giapponesi: oggi la situazione è molto migliorata, ma gli appassionati adulti di animazione sono ancora mal visti all'interno della rigida e formale società giapponese, e l'animazione "adulta" che non cerca necessariamente di venire incontro ai gusti degli "otaku" rappresenta una parte minore della produzione animata giapponese.
Ma se da una parte è il sentire comune della società ad emarginarli, dall'altro gli "otaku" nel vero senso della parola hanno sempre manifestato un'intrinseca tendenza ad autoemarginarsi. Premesso che tra l'essere pienamente un otaku e tra il non esserlo affatto esistono ovviamente innumerevoli "gradazioni intermedie" alle quali un individuo può attestare definitivamente il suo grado di "fanatismo", l'otaku particolarmente accanito (a cui ci riferiamo per comodità d'esposizione) tende a "fuggire dalla realtà" per fare della propria passione una ragione di vita superiore, sviluppando un attaccamento che avevamo appunto definito in partenza come "ossessivo" (che si estrinseca nei modi più disparati, a partire dall'acquisto di qualsiasi gadget relativo all'oggetto della sua passione ad esempio), spesso accompagnato da una scarsa capacità di relazionarsi con gli altri. Probabilmente quest'ultimo aspetto è al tempo stesso sia sintomo che causa della tendenza a vivere in maniera totalizzante la propria passione tanto da condizionare lo stile di vita. In sostanza ci troviamo di fronte ad una forma di immaturità. In ogni caso la questione è complicata, ed è stata affrontata nel tempo da studi sociologici e psicologici. E' anche sbagliato pensare che sia un fenomeno tipicamente giapponese, visto che gli appassionati occidentali non sembrano solitamente altrettanto fanatici: è una manifestazione dell'interiorità umana che forse emerge più facilmente in un contesto socioculturale come quello giapponese.
Il preambolo è stato lungo (anche se doveroso al fine di una necessaria contestualizzazione), ma infine siamo giunti al nocciolo della questione. Hideaki Anno è stato in gioventù un grandissimo appassionato di animazione. La sua passione lo ha portato poi a fare il salto della barricata: grazie alla sua creatività e al suo talento, da fruitore si è trasformato in ideatore e realizzatore di anime. Gli altri membri fondatori dello studio Gainax condividevano tutto questo con lui. Uno spettatore esterno li avrebbe definiti in ogni caso degli otaku. E probabilmente non avrebbe sbagliato: chi più e chi meno, erano almeno in parte otaku. Il credo della Gainax era appunto "animazione fatta dagli appassionati per gli appassionati".
Sicuramente Hideaki Anno ha avvertito nel tempo questo sottile baratro che separa gli "otaku" dal resto delle persone. E per lui è diventato un peso. Tutto questo si è unito ad un'esperienza personale di vita che in qualche modo lo ha segnato. E' notorio che prima di Neon Genesis Evangelion egli abbia avuto un periodo di depressione. Non è sbagliato affermare che il personaggio di Shinji Ikari è in buona parte modellato su se stesso, così come alcuni anni prima lo fu parzialmente Nadia in "Nadia - Il mistero della pietra azzurra", che non a caso già viaggia nel solco reso più profondo da Evangelion a livello di sensibilità e ritratti psicologici. Nella sua universalità Shinji Ikari ricomprende anche l'isolazionismo interiore ed emotivo tipico di alcuni otaku. Ma se un periodo di depressione termina, dopo si può affrontare la vita con più fiducia: terminava così la serie TV di Evangelion, sottolineando l'importanza di non perdere fiducia in se stessi e di aprirsi agli altri. Il punto fondamentale risiede proprio nel fatto che di aver rappresentato uno Shinji in armonia con se stesso e con gli altri.
Ma sembra che tutto ciò non sia arrivato gli spettatori. La mancanza di fondi determinò un finale realizzato in maniera semplice: puramente concettuale. La serie di Evangelion come impianto squisitamente narrativo si interruppe due episodi prima con l'episodio 24. Hideaki Anno scelse di veicolare del contenuto attraverso un genere classico per gli otaku di quella generazione (le nuove leve sembrano preferire altro: principalmente commedie divertenti con personaggi femminili di bell'aspetto): quello robotico. Gli appassionati però non capirono cosa Anno voleva dire, o forse non erano neanche interessati a capire: quello che volevano era un finale che desse un senso compiuto all'intreccio narrativo di Evangelion che si era inizialmente dipanato per 24 episodi.
Intanto la serie, partita un po' in sordina a livello di seguito, diventava rapidamente sempre più conosciuta e chiacchierata grazie alle repliche e all'uscita dell'home video. Molto rapidamente ci si trovò nelle condizioni di raccogliere il budget per un finale cinematografico (poi spalmato come sappiamo su due pellicole distinte). E tutti i fan esultarono, ma non Hideaki Anno: anche se ora aveva la possibilità di sviluppare idee che non aveva potuto rappresentare per i suddetti limiti economici, non la prese bene di fronte al gran rifiuto del finale televisivo. E questa sua delusione fu trasposta nelle scene finali dell'epilogo cinematografico, l'unica parte del The End Of Evangelion che si contrappone veramente all'epilogo televisivo (come abbiamo visto in un altro brano in questa sezione del sito).
Alla luce di quanto detto sino ad ora possiamo affermare che quello del The End Of Evangelion è sotto questo aspetto un finale amaro nel quale abbiamo uno "Shinji-Otaku" che non è in armonia con gli altri (come testimonia l'ennesima incomprensione con Asuka). La figura dell'Otaku è prigioniera di un circolo vizioso, è condannata all'immobilismo, incapace di crescere e migliorare (in particolare nel suo rapporto con l'altro sesso; cioè "l'altro" per eccellenza). Neanche se ne rende conto, ma di fronte a tutto ciò un osservatore ideale potrebbe anche commentare con disgusto. Asuka lo ha fatto.

 

Il rapporto tra Germania e Giappone in Evangelion...
...e l'oltre-uomo di Nietzsche

 

Nerv, Seele, Gehirn... ci sono tanti termini tedeschi in Evangelion, per non contare il fatto che la Seele e il suo capo Keel prendono le mosse proprio dalla Germania. Il fatto più interessante per quanto concerne il rapporto di Evangelion con la Germania è che anche Hitler durante il suo regime si era messo a cercare il potere della divinità. Per questo era andato alla caccia delle più importanti reliquie religiose, come il Santo Graal (calice nel quale bevve Cristo durante l'ultima cena) e la Lancia di Longinus (guarda caso...), le quali lo avrebbero consacrato come il Dio in Terra... cosa alquanto curiosa, non c'è che dire, ma non c'è da stupirsi visto le confuse credenze mistiche che stavano alla base del nazismo (un miscuglio di paganesimo e fanatismo). Il punto di contatto è che la Seele cerca in Evangelion ciò che a suo tempo cercava Hitler.
Ma non è finita qui. Possiamo addirittura trovare un contatto ideologico, anche se indiretto, tra Eva e la Germania. Questo contatto è quello con Friedrich Nietzsche, che tra l'altro è diventato un po' il filosofo del regime nazista, in quanto delle sue opere è stata operata a suo tempo una lettura fortemente antidemocratica, favorita dal fatto che fu la sorella stessa di Nietzsche a modificare alcuni testi del fratello.
La filosofia di Nietzsche entra in gioco nell'evoluzione del personaggio Shinji. Vi avverto preventivamente che questa è una possibile interpretazione che potrebbe anche non avere un particolare fondamento.
Il percorso di evoluzione di Shinji può essere infatti assunto come quello dell'evoluzione dell'oltre-uomo o superuomo nietzscheano. Il superuomo è infatti colui che è in grado di accettare la vita nella sua totalità, che rifiuta i valori della morale tradizionale per crearne di nuovi, che regge la morte di Dio ponendosi al di là di tutte le certezze metafisiche, che supera in nichilismo, si colloca nella prospettiva dell'eterno ritorno e si pone come volontà di potenza. Shinji infatti alla fine di The End of Evangelion  ha accettato la vita nella sua totalità, ha creato ed utilizzato i suoi nuovi valori, ha ucciso la divinità con le sue mani, ha superato la fase nichilista (vi ricordate quando Asuka dice a Shinji nella serie che lui ha un atteggiamento nichilista scusandosi sempre di tutto?), si colloca nella prospettiva dell'eterno ritorno (concezione ciclica della storia per la quale tutti gli eventi si ripetono ciclicamente: è il caso di Shinji ed Asuka come i "nuovi Adamo ed Eva" da cui ripartirà l'umanità), e si pone come volontà di potenza in quanto afferma il suo essere profondo come forza espansiva e vitale. Quest'ultimo aspetto potrebbe essere interpretato in chiave nazista come forza aggressiva e distruttrice (vedi Shinji che strozza Asuka), ma non è certo questo il messaggio di Evangelion (alla fine Shinji si ferma) e non era propriamente nemmeno quello di Nietzsche.
Indubbiamente alcuni aspetti del superuomo se paragonati allo Shinji rinnovato del The End of Evangelion potrebbero risultare un po' forzati, ma non certo il tema della vitalità ritrovata, in quanto l'uomo non ancora superuomo è per Nietzsche un uomo depresso, che fugge di fronte all'imprevedibile flusso degli eventi, in preda a continui sensi di colpa, psichicamente auto-tormentato, e che nasconde una aggressività latente. Non vi sembra l'identikit di Shinji Ikari?

 

Evangelion e  2001: Odissea nello Spazio
Cosa viene ripreso dall'opera di Kubrick

I film di fantascienza sono indubbiamente tra i preferiti di Hideaki Anno, e sicuramente durante la fase di lavorazione di Evangelion hanno giocato un ruolo importante. Anno aveva indubbiamente presente anche uno dei capolavori di Stanley Kubrick, "2001: Odissea nello spazio", e di ciò molti si sono accorti: un esempio è forte la rassomiglianza tra il monolite di "2001" e la schermata con scritto Sound Only che identifica ogni membro della Seele durante le riunioni. Tuttavia io qui non mi metterò esclusivamente a disquisire sulle varie citazioni, bensì analizzerò anche alcuni aspetti tematici in cui Evangelion assomiglia molto al film di Kubrick.
Innanzitutto tema fondamentale di "2001" è quello dell'evoluzione umana, che appare controllata dalla comparsa del monolite. E' infatti grazie al misterioso influsso del monolite che le scimmie ad inizio film riescono ad imparare ad armeggiare gli utensili per procacciarsi il cibo e difendersi dagli avversari. Senza l'intervento del monolite la scimmia non si sarebbe mai evoluta in uomo. La ricomparsa del monolite nell'era nella quale l'uomo dominava ormai lo spazio aveva il medesimo obbiettivo: l'uomo avrebbe scoperto il monolite sepolto, ed esso gli avrebbe fornito l'opportunità per evolversi, poiché altrimenti sarebbe rimasto fermo per sempre a quel livello. L'uomo si evolve quindi in una forma di vita superiore, capace di trascendere la contingenza materiale e dominare l'universo attraverso la mente (cosa ancora più evidente nel libro di Clarke su cui si basa la sceneggiatura di Kubrick).
L'idea dell'evoluzione umana organizzata a tappe e regolata da forze superiori (Lilith al posto del monolite; o ancor meglio la "prima razza ancestrale" secondo uno dei videogiochi. Vedi sezione "Teorie" del sito) è la stessa di Evangelion: un First Impact per la nascita dell'uomo, un Second per entrare in possesso del potere degli angeli, un Third per superarli e diventare l'essere perfetto, la divinità. Anche l'idea degli intermezzi filosofico-psicologici potrebbe essere stata ispirata ad Hideaki Anno dalla visione delle criptiche scene a cui assiste l'ultimo sopravvissuto della missione per lo studio del monolite, e che costituiscono anche il momento in cui il monolite effettua l'evoluzione umana servendosi di un solo uomo, proprio come in Evangelion dove è affidata a Shinji. Altro tema fondamentale di "2001" è il conflitto computer - uomo, che si risolve con la vittoria di quest'ultimo: tema ripreso pari pari in Evangelion, dove l'uomo batte l'undicesimo angelo, trasformatosi proprio in un computer per invadere la base attraverso i Magi. Altro tema fondamentale di "2001" che ritorna in Evangelion è quello della violenza dell'uomo. Dopo l'arrivo del monolite sulla Terra all'inizio di "2001", come già detto, la scimmia impara ad usare gli utensili e, guarda caso, la prima cosa che fa è quella di utilizzare un osso per uccidere un tapiro e sfamarsi, e poi ammazza un suo simile per una disputa per una pozza di acqua. Anche in Eva questo tema ritorna: alla fine di "The End of Evangelion" la prima cosa che Shinji fa dopo il Third Impact è quella di aggredire Asuka strozzandola, ma poi si ferma e comincia a piangere. Viene quindi rappresentata la naturale tendenza umana alla violenza indiscriminata, ma viene lasciata, con quello spiraglio di pentimento, la possibilità che l'umanità sappia un giorno superare questo suo lato violento. Possiamo anche notare delle differenze molto precise e puntuali rispetto all'opera kubrickana, e sono essenzialmente due: 1) in Evangelion l'uomo ha un importanza decisamente più ampia, in quanto grazie al Second Impact diventa cosciente che la razza umana, giunta proprio ad un punto morto nell'evoluzione, ha davanti a se l'opportunità di evolversi. Non a caso la creazione della divinità viene infine messa completamente nelle mani della volontà umana (Shinji). Una cosa da non stupirsi, visto che l'individualità umana, e la sua dimensione esistenziale sono due punti cardine del significato di Evangelion: 2) In Evangelion viene presentato il dualismo, l'unione proibita, tra Lilith e Adam, entrambi capostipiti di due razze, quella umana e quella angelica. In "2001" come capostipite della razza umana ci sono solo i monoliti, la cui origine, come quella di Adam e Lilith, non viene mai presa minimamente in considerazione.

 

Pirandello in Evangelion
Cosa scopre Shinji sul palcoscenico della realtà

 

Nelle molte riflessioni introspettive che accompagnano ogni tanto Evangelion, e che culminano con il finale televisivo dell’anime, una di quelle più interessanti è il problema del “soggetto osservato” (Shinji Ikari così come è visto da ogni singola persona) e del “soggetto osservante” (quello che noi intendiamo propriamente come il nostro io), introdotto nell'episodio 16, che ha interessanti punti di contatto con il pensiero di Luigi Pirandello. Ciò che spaventa Shinji, nel nostro particolarissimo caso, è come egli appare agli altri (il soggetto osservato), perché se egli è amato non rimarrà solo. Shinji nell’episodio 26 capisce che ad avere influenze su di lui, a definire la “forma del suo animo”, sono le altre persone. E’ il problema della maschera pirandelliana, del soggetto costretto a vivere in una forma impostagli dalla società e dell’ambiente in cui nasce e cresce. Così il soggetto, indipendentemente dalla matrice originaria del suo animo, si trova suo malgrado ad essere osservato, e ad assumere una forma che in realtà non corrisponde alla nostra. Il soggetto diventa quindi un personaggio in balia della parte che sta recitando: ecco da cosa viene forse l’idea del palcoscenico sul quale Anno fa apparire i personaggi in posizioni fisse, sottolineandone il carattere di marionette in mano alla realtà. Grazie a queste scoperte, Shinji capisce che lui non è dipendente dallo 01, ma che può realizzarsi in tante forme quante ne può assumere la realtà, solo se trova in se stesso la forza di reagire, e far cadere la maschera di pilota di Eva. Possiamo cambiare, basta volerlo veramente.

 

Confronto tra Neon Genesis Evangelion e Nadia
Punti di contatto tra le due opere Gainax

 

Se Neon Genesis Evangelion è stato indubbiamente il maggior successo che la Gainax abbia mai raccolto, non dobbiamo dimenticarci che proprio prima di Evangelion la mente di Hideaki Anno aveva ideato Fushigi No Umi No Nadia – meglio conosciuto nel nostro paese come "Il Mistero della Pietra Azzurra" – il quale costituisce indubbiamente la più bella produzione firmata dalla fortunata coppia Anno-Sadamoto dopo, naturalmente, Neon Genesis Evangelion. E devo anche dire che Nadia è anche uno dei miei anime preferiti (naturalmente in testa a tutti c’è Eva!). Per molte cose Nadia (lo continuerò a chiamare così nel corso di questo testo) ed Evangelion si assomigliano, o meglio Evangelion assomiglia a Nadia, appunto per la loro collocazione nel tempo. In Evangelion ci sono indubbiamente molti tributi riscontrabili a livello visivo con Nadia, oltre che allo stile in generale del design che è curato, come vi avevo anticipato prima, da Yoshiyuki Sadamoto per entrambi. Tuttavia io qui mi soffermerò solamente sulle somiglianze a carattere tematico tra i due anime, individuando quindi quei veri e propri nodi tematici che sono cari ad Hideaki Anno. Vi consiglio caldamente di non continuare a leggere se non vi siete visti Nadia alias Il Mistero della Pietra Azzurra, la cui unica versione esistente fino a poco tempo fa era quella televisiva della Mediaset (peraltro con censure. Ovvio), fino all’arrivo di quella nuova della Yamato Video (su DVD). Ho deciso di partire dal generale per passare dopo al particolare, quindi parto dalla storia. In Nadia come in Evangelion, ci viene presentata una possibile origine della razza umana. In Eva lo sappiamo bene, gli umani discendono da Lilith. In Nadia invece la razza umana è stata creata ad immagine e somiglianza degli Atlantidei, un antico popolo venuto da una galassia lontana che scelse la Terra per far rinascere la propria civiltà. Gli Atlantidei crearono infatti un essere quasi al loro stesso livello per poterlo porre sotto schiavitù. Il primo esemplare di uomo si chiamava Adam, e qui in questo senso ci discostiamo alquanto dall’Adam di Evangelion. Le due Pietre Azzurre, possono essere paragonate in Eva alla Lancia di Longinus, poiché esse costituiscono il massimo potere esistente nell’universo. E proprio per questo chi le possiede (in pratica sono gli ultimi due discendenti della razza atlantidea) può essere buono come Dio o malvagio come il diavolo: è proprio lo stesso discorso che in The End Of Evangelion Fuyutsuki dice riguardo allo 01 unitosi alla Lancia di Longinus. Inoltre le somiglianze tra le Pietre e la Lancia non si esauriscono qui: la forma elicoidale della Lancia è quella del nastro di Moebius, una particolare forma geometrica che ha una sola faccia e costituisce il simbolo dell’infinito (∞), che è precisamente la forma che assumono le pietre azzurre durante la loro fusione. Sempre in The End Of Evangelion lo 01 viene paragonato alla nuova arca di Noè, un’arca che potrebbe condurre l’umanità ad un nuovo mondo. In Nadia la nuova arca è il Noè Rosso, una immensa nave spaziale che servirà alla civiltà atlantidea per riprendere il possesso del pianeta ora abitato dagli umani. In Nadia c’è anche una vecchia arca, utilizzata in passato dagli atlantidei per la loro sopravvivenza, il Noè Azzurro, che può essere paragonato con qualche forzatura a Lilith, la quale ha permesso agli esseri umani di nascere e vivere. Come in Evangelion, Anno farcisce letteralmente Nadia di una terminologia derivante da varie religioni (da quella cristiana a quella babilonese, basti pensare alla Torre di Babele atlantidea), che va a confluire, alcune volte come in Evangelion senza una precisa relazione teologica (il satellite Lucifero, per citare un esempio), nella mitologia di Atlantide. Il tema della scienza risulta praticamente immutato nei due anime: la scienza è la forza dell’uomo, grazie alla quale egli può tutto: Jean da una parte e Argo (Gargoyle, col nome originale) dall’altra non fanno che ripeterlo in continuazione. Ma entriamo ora proprio nel merito dei personaggi. I personaggi di Shinji e Nadia praticamente si equivalgono: tutti e due e pensano infatti di essere delle persone inutili, capaci solo di far male agli altri, e per questo meriterebbero di morire. Alla fine tutti e due avranno da ricredersi. Il personaggio di Gargoyle rappresenta invece la follia dell’uomo, che per i suoi interessi personali crede di avere il diritto di poter fare cosa vuole. In Eva corrisponde a Gendo, che non fa altro che inseguire il proprio interesse, cioè rivedere Yui ancora una volta, anche a scapito delle altre persone (come Shinji, ma anche Ritsuko). Alla fine risulteranno sconfitti, e puniti per ciò che hanno fatto. Posto speciale è anche riservato alla concezione secondo la quale l’anima è preponderante rispetto al corpo: basta pensare in Neon Genesis Evangelion alle anime negli Eva, capaci di andare in berserk e superare così il fermo naturale che l’uomo gli ha imposto, ed in Nadia all’imperatore Neo (il quale ha un corpo robotizzato, e come gli Eva si muove grazie all’energia elettrica) che anche senza il cavo di alimentazione riesce a liberare la sorella Nadia dal dispositivo che le aveva fornito Gargoyle per bloccare la sua coscienza. In definitiva, in questi due anime Anno ha condensato tutto il proprio messaggio esistenziale: in Nadia vengono quindi già affrontati, anche se in maniera poco approfondita, tutti quei temi centrali che stanno alla base di Evangelion. E di fronte a tutto ciò a noi non resta che fare un plauso ad Hideaki Anno per tutte le belle emozioni che ci ha saputo regalare. Grazie di cuore.

 

Evangelion e Ideon
Facciamo un po' di chiarezza

 

"Densetsu Kyojin Ideon" (letteralmente "il leggendario gigante Ideon"), meglio noto al pubblico con il titolo internazionale "Space Runaway Ideon" viene citato da molti come l'anime che ha maggiormente influenzato Hideaki Anno nella stesura di Evangelion. Indubbiamente Anno conosce Ideon e indubbiamente ne è stato influenzato, ma non così pesantemente come alcuni sostengono. Per prima cosa, è meglio introdurre qualche accenno alla trama di Ideon, per entrare poi particolare.
Ideon è una serie TV di 39 episodi (animata da Sunrise ed inedita nel nostro paese), ideata e diretta dalla stessa persona che ha concepito Gundam e molti altri anime, ovvero Yoshiyuki Tomino. Ideon compare nel 1980 (subito dopo la conclusione della prima serie di Gundam), è poco conosciuto all'estero e anche in Giappone non ha raccolto un particolare successo. Fu possibile completare la saga solo qualche tempo dopo, con l'uscita di due film entrambi datati 1982: il primo, "A Contact", è un lungometraggio interamente riassuntivo con qualche lieve modifica rispetto alla originaria serie televisiva, mentre il secondo, "Be Invoked" completa il riassunto della serie e ci presenta il vero e proprio finale della saga. Questo l'incipit della storia: sul pianeta Solo, da poco colonizzato dai terrestri, vengono alla luce dei reperti di una antica civiltà aliena ormai scomparsa. Si tratta di tre veicoli e di una nave spaziale, che una volta rimessi a nuovo ritornano funzionanti. Gli scienziati non sono però ancora riusciti a capire da cosa viene tratta l'energia necessaria per il loro funzionamento. Nel frattempo una razzia aliena umanoide, i Buff Clan, giungono sul pianeta Solo attirati da un anomalo sciame di meteore che si propaga da quella zona dello spazio (essi sembrano inoltre alla ricerca di ciò che loro chiamano "Ide" e non si sa bene cosa sia) ed attaccano i terrestri, i quali perdono miseramente (la colonia è di recente costruzione, e quindi non ancora sufficientemente attrezzata a contrastare un attacco di tale portata). Alcuni civili terrestri (che faranno poi parte dei personaggi principali della serie) mettono in funzione i tre veicoli per proteggersi dall'attacco dei Buff Clan. In qualche modo i tre veicoli si uniscono formando l'Ideon (così si chiamerebbe stando alle analisi dei reperti), un robot che sembra invulnerabile agli attacchi delle navicelle nemiche. I superstiti intanto si radunano sulla nave spaziale ritrovata su Solo. Assieme all'Ideon la nave effettua un warp per tentare di seminare il nemico, il quale però si mette subito sulle loro tracce.
Da qui in avanti, per fare un confronto con Evangelion dovrò rivelare vari particolari sullo sviluppo della storia di Ideon. Quindi coloro che sono intenzionati a guardare questa serie sono avvertiti: decidete voi se leggere questi "spoiler" sulla trama di Ideon oppure no, per non privarvi del fattore sorpresa.
La struttura della storia, come potete già intuire da questi accenni alla trama che vi ho riportato, in realtà ha ben poco a che spartire con Evangelion. Fondamentalmente l'opera racconta una vera e propria fuga senza fine da parte di questo gruppo di terrestri, incalzato dai Buff Clan che tentano in ogni modo di sopraffarli. Ogni tentativo di armistizio fallisce miseramente a causa della scarsa capacità delle due razze di venirsi incontro. Sembra impossibile convivere in armonia. I terrestri però riescono sempre, episodio dopo episodio, a respingere i puntuali attacchi di navicelle e mecha nemici grazie all'enorme potere dell'Ideon.
Ad un certo punto della storia si riesce a chiarire la natura di questa enorme energia che risiede all'interno dell'Ideon. Essa è generata dall'unione delle anime di tutti gli individui componenti la razza aliena che ha creato l'Ideon. Tale unione di anime è ciò che viene chiamato "Ide", e risiede effettivamente nel robot stesso. Ed è questa la vera assonanza che Evangelion ha con Ideon. Un concetto del genere richiama infatti l'obiettivo del cosiddetto "progetto per il perfezionamento dell'uomo" di Evangelion: l'unione di tutte le anime degli esseri umani. Oltre a richiamare l'idea stessa di una macchina al cui interno risiede uno spirito, anche se gli Eva sono robot solo apparentemente.
Per completezza di esposizione, riporto il resto della storia di Ideon, che si sostanzia essenzialmente nel finale del secondo film (la serie televisiva non rivela poi molto, ed è alquanto ripetitiva). I Buff Clan mettono in campo tutta la propria forza bellica pur di sopraffare l'Ideon. In questo scontro finale le due fazioni finiscono per autodistruggersi in una colossale esplosione. Nel frattempo, una incredibile pioggia di meteore si propaga nello spazio, cancellando ogni traccia della razza umana e di quella Buff Clan. A generarla è l'Ide stesso, di fatto sentenziando le due razze come meritevoli di condanna a morte per le colpe delle quali si sono macchiate. Ma a questo punto le anime dei vari personaggi della serie, che siano di origine terrestre o Buff Clan, si ritrovano letteralmente a viaggiare attraverso il cosmo. Esse sono serene, non provano più odio o altri sentimenti negativi. Le preoccupazioni terrene che le animavano in passato sono solo un lontano ricordo. A guidarle è l'anima di un bambino, nato dall'amore di un umano e di una donna Buff Clan. La fine delle civiltà può essere il punto di partenza di un nuovo inizio: grazie alla ancora presente volontà dell'Ide, le anime raggiungono un pianeta vicino, dove potranno reincarnarsi in nuovi esseri viventi.

 

RahXephon, è veramente la copia di Evangelion?
Paragone tra i due anime

 

RahXephon è un anime robotico uscito in Giappone nel 2002, realizzato dallo studio Bones, una divisione della notissima casa di produzione Sunrise. Vedendolo, non ho potuto fare a meno di notare, come molti altri del resto, che RahXephon (edizione italiana a cura di Shin Vision) si ispira moltissimo al nostro Neon Genesis Evangelion, che come dovreste sapere è uscito molto prima (6-7 anni all'incirca). In questo testo cercherò di individuare i punti fondamentali in cui diventa manifesta questa cosa. Sconsiglierei di proseguire nella lettura a chi non abbia visto sopratutto l'anime di RahXephon (il manga è una versione un po' diluita e sintetizzata della serie animata, anche se riesce comunque a sviluppare una trama un po' diversa), e che non vuole conoscere già da ora vari particolari interessanti per non rovinarsi la sorpresa. Direi di partire dal robot che dà il nome alla serie, cioè il RahXephon. Il quale, appunto, non è un semplice robot, esattamente come gli Eva. RahXephon, pur rassomigliando molto ad un robot, è infatti un semi-dio, un essere soprannaturale semi-senziente. Come gli Eva, ha una propria anima, ma per agire nel pieno delle sue capacità ha bisogno di un pilota, ma non un pilota qualsiasi, bensì qualcuno che sappia entrare in armonia con lui. Inoltre, esso ha la capacità di evolversi in una divinità completa proprio grazie al suo pilota, con il quale può fondersi (ciò succederà però solo alla fine della serie). Da tutta questa descrizione possiamo notare come RahXephon abbia caratteristiche del tutto similari a quelle degli Eva. L'unica cosa che li differenzia maggiormente è che RahXephon non è stato creato dagli umani come gli Eva (anche se, come ben sapete, gli Eva sono comunque delle copie degli Angeli). Inoltre, anche tutti i nemici che RahXephon affronta non sono dei semplici robot, ma una specie di esseri viventi quasi soprannaturali anch'essi controllati da volontà umane. La stessa storia di RahXephon del resto, è basata su della mitologia che si rifà ad alcune antiche civiltà sudamericane scomparse, così come Evangelion basa la sua "mitologia" su riferimenti religiosi.  Passando al protagonista di RahXephon, Ayato, bisogna dire che ricorda molto Shinji, non tanto nell'aspetto quanto nei problemi che è costretto ad affrontare una volta scoperto che lui è destinato a pilotare RahXephon (tra l'altro Ayato fa anche degli "urletti alla Shinji", che vi procureranno un bel deja-vu). Anche lui infatti si ritroverà, come Shinji, in una situazione di dipendenza dal robot, capendo che quelli di Terra (nota: un'organizzazione creata per liberare il pianeta da Mu, una stirpe di invasori che ha fondato la propria base a Tokyo, chiamata in questo anime/manga "Tokyo Jupiter", perché circondata da una barriera difensiva spazio-temporale che ricorda nella sua colorazione il pianeta Giove; in questo senso la trama di RahXephon si discosta da Evangelion) si prendono cura di lui solo perché hanno bisogno di RahXephon e del suo potere per affrontare Mu (I muriani sono praticamente identici agli esseri umani, ma il loro sangue diventa blu con il passare del tempo). Anche Ayato, come Shinji, inizialmente chiude il suo cuore (avete presente quando RahXephon si pietrifica? Esso si pietrifica perché è mentalmente collegato con Ayato: come Ayato pietrifica il suo cuore, così RahXephon pietrifica il suo corpo), ma successivamente, comprendendo l'affetto di alcune delle persone che sono intorno a lui, si apre maggiormente. Come in Evangelion Ayato si trova praticamente in mezzo a belle ragazze che, di volta in volta, lo attraggono (proprio come fa Shinji, circondato oltre che da Misato, da Asuka e Rei): Haruka (la donna che lo porta via da Tokyo Jupiter, perché inizialmente Ayato si trova lì), Megumi (la sorella minore di Haruka), Kuon (una sibillina ragazza che vive nella base di Terra) e Reika, il personaggio più misterioso ed affascinante dell'intera serie di RahXephon (c'è da dire, per chi ha letto solo il manga, che questi tre personaggi sono molto diversi nell'anime, sia come character design per Haruka e Reika, sia come spazio riservatogli, ad esempio, per Megumi, che nell'anime è uno dei personaggi principali. Oltre che molte altre differenze che coinvolgono i personaggi di Haruka, Kuon e Reika, che qui non starò a spiegare perché stiamo facendo un paragone con Evangelion, e non vorrei uscire eccessivamente dal seminato). Non che non sia, comunque, una cosa comune che un protagonista maschile venga affiancato da più di una controparte femminile. La differenza principale tra Evangelion e RahXephon nei rapporti sentimentali è che i personaggi di RahXephon sono tutti di età superiore a quei 14 anni che hanno Shinji e gli altri children, e quindi si creano dei rapporti più maturi tra di loro. Un'altra cosa simile tra Evangelion e RahXephon è il misterioso rapporto che c'è tra Terra e la misteriosa fondazione che gli sta dietro (completamente inesistente in RahXephon versione manga), molto simile a quello che c'è in Evangelion tra la Nerv e la Seele, che trama nell'ombra alle sue spalle: infatti gli obiettivi della misteriosa fondazione e quelli della Seele vengono celati sotto quelli, rispettivamente, di Terra e Nerv, che ad un primo esame sembrano essere solo quelli di salvare il mondo. Passando verso il finale della serie, anche in RahXephon, come in Evangelion, il destino del pianeta verrà deciso da eventi soprannaturali, legati alla creazione di una divinità. L'unica cosa che differenzia l'anime RahXephon da Evangelion è che saranno ben due le divinità a scontrarsi. La vincente, diventerà una sorta di dio che deciderà il destino del mondo (rassomiglia quindi moltissimo ad Evangelion anche qui). Incredibilmente - tanto per citare qualche somiglianza in modo più pignolo - anche il vero finale di RahXephon risiede in un film finale, come Evangelion! Certo, il finale del film di RahXephon non costituisce, come per quello del film di Evangelion, un finale realizzato con un approccio diverso, bensì un finale che rimedia a quello delle serie tv, che lasciava troppo in sospeso certi misteri della storia che andavano esplicati meglio. Addirittura anche la sigla iniziale è realizzata con la stessa tecniche di Evangelion, cioè con una serie di fotogrammi che si alternano in velocità, e altre somiglianze a livello di scelte di regia (che è ispiratissima in RahXephon, ma che ricorda un po' quella di Evangelion). In definitiva, questa che ho fatto può essere considerata una critica a RahXephon, per il fatto di essersi ispirato troppo ad Evangelion. Ciò sminuisce un po' il valore di una serie come RahXephon che, indubbiamente, è bellissima. Anche se per alcuni potrebbe non essere un capolavoro assoluto, per questione di gusti, RahXephon costituisce comunque, a mio parere, uno dei migliori anime robotici (anche se qui la definizione gli va un po' stretta... come per Evangelion) degli ultimi anni, o addirittura uno dei miglior anime di inizio del ventunesimo secolo. Indubbiamente, dopo la comparsa di Evangelion, realizzare una serie di robot interamente nuova (non quindi il seguito di serie vecchie) è diventato molto difficile, quasi una scelta coraggiosa, se pensiamo a quanti anime robotici - anche di scarsa originalità - sono stati realizzati in passato e che oggi sarebbe anacronistico realizzare. Probabilmente gli stessi autori di RahXephon sono voluti entrare in competizione con quelli di Evangelion per tentare di batterlo sul suo stesso terreno (c'è anche, forse non casualmente, qualche citazione tratta da Evangelion), ma io avrei preferito da parte loro la decisione di battere una strada differente e più coraggiosa, perché solo scegliendo di seguire strade non percorse da altri si può realizzare il capolavoro assoluto. Nel panorama dell'animazione nipponica RahXephon riesce comunque, come ho già detto in precedenza del resto, a ritagliarsi comunque meritatamente un proprio spazio, in quanto pur essendo un po' derivativo, rimane comunque una bellissima serie.

 

 

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